martedì 13 marzo 2012

Il 2 marzo c.a. il Quotidiano Sanità ha pubblicato sul proprio sito un interessante studio sulla non autosufficienza

Originale:
Allegati:


Alle Fnp - Cisl Regionali
Alle Fnp - Cisl Territoriali
Loro Sedi

Roma 13 marzo 2012
Circolare: 81/AD/cs
Oggetto: dossier non autosufficienza

Il 2 marzo c.a. il Quotidiano Sanità ha pubblicato sul proprio sito un interessante studio sulla non autosufficienza.Il Dossier stima in 29,45 miliardi di euro la spesa sociale in interventi dedicati alla Long Term Care, per assistere circa 4,1 milioni d’italiani disabili e non autosufficienti (stima Censis). Tali risorse rappresentano l’1,9% del Pil 2010 di cui circa due terzi (1,28%) erogati a soggetti con più di 65 anni (circa 2,6 milioni di persone).La spesa per “Long Term Care” è costituita dalla componente sanitaria pari al 46,4% della spesa complessiva, da una componente monetaria (indennità di accompagnamento) pari al 43,3%, e da una socio-assistenziale costituita dagli interventi socio assistenziali rivolti ai disabili e agli anziani non autosufficienti erogati a livello locale pari al 10,3%.
In generale sono definite persone non autosufficienti coloro che sono principalmente affetti da artrosi e artrite (23%), ipertensione arteriosa (16%), osteoporosi (7%), diabete (6%), bronchite cronica ed enfisema (6%) e depressione e cataratta (ambedue 5%).
Il dossier rende evidente come gli interventi per i non autosufficienti siano a livello nazionale assolutamente insufficienti, mentre al livello territoriale sono diffusi a macchia di leopardo, con interventi diversificati da Regione a Regione e da Comune a Comune.
Alcune realtà territoriali offrono delle prestazioni socio-sanitarie di prossimità di buon livello proponendo un mix d’interventi sia di tipo economico sia assistenziale. In altri territori, invece, l’indennità di accompagnamento è l’unica forma di assistenza a favore della famiglia, a volte concessa in modo inappropriato, e i servizi socio-sanitari quali il SAD, l’ADI o l’assistenza Residenziale a volte non sono neanche attivati, con l’ovvia conseguenza che il carico assistenziale è quasi del tutto ricadente sulle famiglie.
Qui di seguito riportiamo una sintesi dei contenuti del Dossier che pone alcune importanti riflessioni sulle prospettive del sistema sociale italiano alla luce anche della drastica riduzione delle risorse e della continua richiesta di assistenza da parte della popolazione anziana in continua crescita.
L’aumento dei bisogni di assistenza
Le stime prevedono un’ulteriore crescita della domanda assistenziale, anche in considerazione dell’evoluzione del contesto demografico ed epidemiologico che vedrà il peso degli ultra 80enni sulla popolazione complessiva passare dal 5,8% nel 2010 al 7,4% nel 2020 e al 13,5% nel 2050. La disabilità, per effetto dell’invecchiamento e delle patologie cronico degenerative, è destinata ad un proporzionale aumento. Nel giro dei prossimi 8 anni i non autosufficienti dovrebbero già raggiungere quota 4,8 milioni, pari al 7,9% della popolazione italiana, contro il 6,7% del 2010.
Queste prospettive pongono il problema di chi potrà assistere queste persone che rappresentano poco più di un dodicesimo della popolazione. Ancora oggi, in moltissime situazioni, è la famiglia a farsi carico della persona non autosufficiente, anche se i cambiamenti sociali più evidenti nel Nord del Paese e in misura minore al Meridione ci preparano un futuro diverso. Non è un caso che dal 2001 al 2008 il numero delle badanti in Italia è cresciuto di 400.000 unità superando oggi quota 774.000, di cui 700.000 straniere. Una voce di spesa per le famiglie italiane che ha ormai raggiunto i 9 miliardi di euro secondo il rapporto del ministero del Welfare del 2010.
Le famiglie, quindi, cercano soluzioni proprie, ma anche i servizi pubblici dovranno riorganizzarsi per rispondere alla crescente domanda. Dovranno crescere le risorse, sicuramente, ma non solo. Quello che l’Italia non è ancora riuscita a realizzare è per l’appunto un coordinamento normativo e operativo dei soggetti che intervengono nell’assistenza agli anziani.
I tempi di attesa e il ticket socio-sanitario
In alcuni casi i tempi di attesa possono variare dai 90 ai 180 giorni, con punte, nel Lazio, anche di 11 mesi. Per le residenze rivolte ad anziani autosufficienti, invece, il periodo di attesa va dai 30 ai 45 giorni mentre per quelle semiresidenziali diurni si arriva fino a 25 giorni.
Da considerare anche l’impegno economico degli utenti che sono chiamati comunque a compartecipare alla spesa. La media della compartecipazione in una struttura residenziale va da 1.100 euro fino a 1.400 euro al mese per quelle di tipo socio-sanitario. Il costo complessivo delle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) è stato stimato in 2.8 miliardi di euro. Le spese sono coperte per il 51,0% dal Servizio sanitario, per il 46,6% dall’utente e per il 2,4% dai Comuni. Per un costo medio mensile di 2.951 euro che viene sostenuto: per 1.505 euro dalle Asl, per 1.375 dall’assistito e per 71 euro dai Comuni. Il costo medio giornaliero risulta, secondo lo studio, essere di 97 euro. Per i Centri diurni, invece, il costo varia dai 250 euro fino agli 800 euro al mese previsti per quelli dedicati ai malati di Alzheimer.
Dalla lungodegenza all’assistenza domiciliare. Ecco tutti i servizi
I servizi che oggi erogano assistenza agli anziani non autosufficienti, compresi in quella che internazionalmente si conviene definire come Long Term Care (LTC), comprendono oltre a quelli strettamente sanitari e di indennità economiche, anche tutte quelle prestazioni essenziali per la vita quotidiana del paziente (mangiare, lavarsi, vestirsi, scendere dal letto, ecc.).
L’insieme delle prestazioni di LTC è quindi molto eterogeneo, includendo sia prestazioni di alto contenuto specialistico, sia prestazioni di carattere assistenziale che richiedono soltanto una modesta specializzazione.
I posti letto nelle strutture semiresidenziali in tutta Italia sono 45.549 si trovano però in gran parte al Nord: 14.312 nella sola Lombardia, seguita dai 9.119 del Veneto e dai 7.401 dell’Emilia Romagna. Il Lazio si ferma a 1.492 e la Campania a 1.222. Scendendo ancora più a Sud si arriva ai 229 della Calabria e ai 70 della Basilicata.
Per i posti letto dedicati agli anziani il gap è ancora più evidente: in totale 12.653, ma tutti distribuiti in sole 13 Regioni. Ci sono quindi ben 6 Regioni e le 2 provincie autonome completamente sfornite di posti letto per l’assistenza agli anziani nelle strutture semiresidenziali. Anche tra le 13 Regioni, tuttavia, le differenze sono consistenti. Se in Lombardia si trovano infatti 5.691 posti letto e in Emilia Romagna altri 3.621, per il Lazio il dato si ferma a quota 50 e in Campania scende a 40.
Proporzioni simili anche per quanto riguarda le strutture residenziali ,dove su un totale di posti letto pari a 201.108 si va dai 65.293 della Lombardia ai 60 del Molise passando per i 6.873 del Lazio e per i 1.695 della Calabria.
Il dato è confermato ulteriormente dal rapporto di utenti per 100.000 abitanti, che vede quasi tutte le Regioni del Centro Sud sotto la media nazionale di 508,4.
E se in Italia l’Assistenza domiciliare integrata (Adi) ha compiuto un forte salto avanti passando dai 385.278 casi trattati nel 2007 ai 442.129 casi trattati nel 2009 (+14,7%), tuttavia il Sud appare in ritardo anche su questo fronte. Quasi tutte le Regioni meridionali si posizionano infatti sotto la media nazionale di casi trattati pari a 3,66 anziani ogni 100. Unica eccezione, la Basilicata, con 5,07 anziani assistiti in Adi ogni 100. Tuttavia, per questo indicatore, sorprendono anche i dati di alcune Regioni come la Toscana, ferma al 2,22, il Piemonte, 2,31, e la Liguria, 3,45, nonostante sia proprio quest’ultima la Regione con la maggiore quota di popolazione anziana e quindi quella da cui ci si aspetterebbe i migliori risultati in termini di assistenza.
Le invalidità e le indennità di accompagnamento
L’unico settore assistenziale dove è il Sud a primeggiare risulta quello delle invalidità civili e delle relative indennità di accompagnamento con indice percentuali in raffronto al Nord nettamente superiori.
Se la media italiana si attesta infatti a 7,8 beneficiari per 1.000 abitanti, tutte le Regioni meridionali superano questa soglia con le punte massime che si registrano in Sardegna (12,6), Calabria (11,7), Sicilia (10,8) e Campania (10,4).
A nostro avviso i dati riportati nel Dossier mostrano le problematicità del sistema“ Welfare Italia”, caratterizzato da un impiego iniquo delle scarse risorse e dalla mancanza di una progettualità nel disegnare un welfare di prossimità in grado di garantire universalmente, secondo equità, servizi assistenziali alle persone non autosufficienti e di supporto alle loro famiglie, permettendo così una concreta conciliazione tra i tempi di cura e la qualità di vita della stessa famiglia.
Per raggiungere tale scopo auspichiamo un rafforzamento della coesione sociale e una revisione del modello di Welfare da parte delle Istituzioni, in cui i bisogni della famiglia siano sempre posti al centro del modello sociale.

Per una lettura completa del Dossier si rimanda al sito:

http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato5140231.pdf
cordiali saluti

Il Segretario Nazionale
Attilio Rimoldi